Le origini di Giulianova risalgono
al terzo secolo a.C. quando i romani crearono una nuova colonia
marittima chiamata Castrum Novum che divenne un importante crocevia
commerciale, anche in virtù del suo porto. Nel medioevo la
città fu rinominata Castel S. Flaviano, in onore del Santo
Patriarca di Costantinopoli, le cui spoglie secondo una leggenda
giunsero sulle coste giuliesi miracolosamente. La città medioevale
passò agli Acquaviva che ne fecero residenza principale fino
alla distruzione avvenuta il 25 luglio 1460 a seguito della devastante
battaglia del Tordino (Batino) combattuta fra le truppe di Federico
da Montefeltro e Alessandro Sforza contro quelle di Jacopo Piccinino
e Bosio Santofiore.
Una
decina d'anni dopo il duca Giuliantonio Acquaviva, invece di ricostruire
Castel S. Flaviano sulle sue rovine, fondò una nuova città
che chiamò Giulia sulla collina adiacente. Giulianova per
la peculiarità progettuale con cui è stata edificata
rimase invariata fino agli anni settanta - ottanta dell'ottocento
quando un incremento demografico ed economico portò i suoi
abitanti a debordare fuori dalle mura e ad espandersi sul litorale
grazie anche all'impulso commerciale generato dalla presenza della
ferrovia entrata in funzione nel 1863. Il Duca di Atri e di Teramo,
Conte di Conversano e di S. Flaviano dopo aver riacquistato S. Flaviano
lo abbandonò, perché a poco a poco sul luogo, un dì
salubre, si erano formate paludi, da cui esalavano pestiferi miasmi.
Nata a partire dal 1470 non senza significato al confine tra
Regno di Napoli e Stato della Chiesa, Giulianova rappresenta nell'area
del medio Adriatico lo straordinario prodotto di una razionalità
superiore. Un'impresa grandiosa cui il suo fondatore, Giulio Antonio
Acquaviva d'Aragona, condottiero di fama ma anche raffinato protagonista
della vita di corte tra Napoli, Firenze, Roma e Urbino, consegnò
l'ambizioso sogno di farne non solo il centro propulsore e il principale
centro del suo vasto ducato, con pieno controllo delle vie terrestri
e marittime, ma anche un vero e proprio "esperimento progettuale",
in linea con le più avanzate riflessioni della cultura umanistica.
L'impianto urbano, di grandissimo interesse, viene quindi basato
sullo studio di Vitruvio e rimanda ad una sicura consapevolezza
delle teorie di Leon Battista Alberti, dell'esperimento ambizioso
di Pienza e della fantasia utopica di Sforzinda. La storia della
città, e delle suggestioni recepite dall'architetto che la
ideò, vengono ora per la prima volta messe in luce, sulla
scorta di una ricca e inedita documentazione frutto di un meticoloso
lavoro di ricerca, da Mario Bevilacqua, docente di Storia dell'Architettura
all'Università di Firenze.